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DONNE – Coordinamento Donne Cisl

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Il Coordinamento donne è costituito da delegate del settore pubblico e privato e si occupa dei problemi della donna nel mondo del lavoro e di tutte le problematiche femminili affinché le stesse abbiano pari opportunità.
In paticolare si interessa di: Situazione dell’occupazione femminile; Qualità del lavoro e delle problematiche sociali; Possibilità di conciliazione del lavoro in casa e fuori, con attenzione all’orario di lavoro; Analisi delle leggi che riguardano le donne e principalmente l’attuazione della legge n. 125/91 (azioni positive per le pari opportunità).
 

Documento Coordinamento Donne. XII Congresso CISL Lazio

Dopo un percorso caratterizzato anche da iniziative tematiche come quella sulla denatalità “Il sindacato e le culle vuote”, il Coordinamento Donne vuole offrire alla discussione congressuale alcune riflessioni e proposte sulle questioni vitali del nostro tempo, quali famiglia e figli, temi usciti anche nella loro complessa attualità in tutte le assemblee congressuali finora svolte.

Per contestualizzare: il 50-tesimo rapporto del Censis propone un quadro sulla situazione socio-economica del paese di totale incertezza. Le aspettative degli italiani continuano ad essere negative. I giovani vivono un vero e proprio ko economico e sono più poveri dei loro nonni (oggi i millennials hanno un reddito inferiore del 15% della media e del 26,5% rispetto ai coetanei dei primi anni Novanta.) C’è una profonda insicurezza e un occupazione a bassa produttività; e tra i più giovani aumenta il mercato dei “lavoretti” e la politica dell’arrangiarsi.

Rivoluzione nelle forme di convivenza”: 4,8 milioni di single (+52% dal 2003 al 2015), 1,5 milioni di genitori soli (+107%di padri, +59,7% di madri), ci sono 1,2 milioni di libere unioni (+108%), mentre diminuiscono le coppie sposate (-3,2%) e quelle coniugate con figli (-7,9%).

Nel Lazio, come in tutta Italia è allarme nascite. Nel 2016 (Istat) sono nati 48 mila 231 bambini, 15% meno rispetto al 2008, SESTO anno consecutivo di riduzione della fecondità. Il numero medio di figli per donna è sceso dal 1,48 al 1,34 continuando la sua inarrestabile corsa verso il basso. Se andiamo avanti con questo trend senza riuscire ad invertirlo, tra dieci anni nella nostra regione nasceranno 35 mila bambini, il 40% in meno del 2010. Un vero disastro che mina alla base la speranza.  Continuando così prima o poi verrà a mancare la materia prima per i necessario e naturale ricambio generazionale con conseguenze che possiamo immaginare si ripercuoteranno per diversi aspetti sulla crescita e il benessere delle comunità. Un disastro annunciato. I suoi sintomi sono sotto gli occhi di tutti ma nessuno pensa al futuro.

Siamo consapevoli che le politiche per la natalità rappresentano la leva su cui puntare per sostenere la crescita, innovare il welfare, garantire effettività dei diritti. Gli interventi regionali devono integrare ed ampliare il sostegno generale per il costo dei figli frammentati in una molteplicità di misure, spesso scoordinate fra di loro e quindi meno efficaci ed eque.

Le insufficienti politiche di sostegno familiare e occupazionale vanno a influenzare o a comprimere le scelte delle giovani coppie, modificando e rinviando i progetti di fecondità. Sono soprattutto le donne a soffrire un mercato del lavoro ostile alla maternità e un welfare inadeguato, rallentando le scelte riproduttive per mantenere il lavoro, salvaguardare le aspettative professionali e il proprio investimento in istruzione. L’occupazione femminile, invece prima di essere una componente che genera il benessere economico non solo familiare, è un potente volano per la natalità.

Nel Lazio, dove il tasso di occupazione delle donne nel 2016 è pari al 51,82 %, quasi quattro punti sopra la media nazionale, e il tasso di disoccupazione è salito a 11,60%, rimane ancora molto da fare.

Riteniamo indispensabile che si investa sulle donne, sulle loro competenze, sulle loro energia e sulla loro passione. Il contributo delle donne è necessario per lo sviluppo della nostra regione.

Lo scoglio principale da superare rimane ancora l’accesso e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro che continua ad essere influenzato da diversi fattori anche di origine sociale.

  1. Carenza di Servizi:
  • Nella nostra regione, esclusa Roma, solo il 12,89% dei bambini tra 0 e 2 anni trova posto negli asili nido pubblici, un bambino su cinque resta in attesa e gli altri ricorrono al nido privato. Da tempo giace nella commissione consigliare la proposta di legge in materia di servizi socio educativi per la prima infanzia.

Il Trattato di Lisbona fissa per tutti i paesi UE l’obiettivo del 33% di posti nido per la popolazione 0-2 anni. E’ opportuno che nel Lazio si arrivi entro 2020 a raggiungere un tasso di copertura omogenea e capillare almeno del 25% (6.640 posti in più), calibrata rispetto ai bisogni effettivi espressi dalle famiglie di ogni contesto territoriale. E’ necessario inoltre potenziare le scuole primarie a tempo pieno per rispondere meglio alle esigenze di genitori che lavorano con dei orari che mal si conciliano con quelli scolastici.

  • Il Lazio sconta la cronica debolezza dell’assistenza alle persone anziane, sia quella residenziale che domiciliare. Con un milione e 235 mila ultrasessantacinquenni (20,97% dell’intera popolazione) e con 365 mila ultraottantenni (6,2% dell’intera popolazione) e 1.608 di ultracentenari l’offerta di appena 15.225 posti nelle RSA è davvero insufficiente.

Diventa indispensabile sviluppare l’assistenza domiciliare e territoriale, attivare almeno 6 mila nuovi posti letto nelle residenze specialistiche per alleggerire il peso di lavoro di cura che grava quasi esclusivamente sulle donne, spesso anche loro in età avanzata.

Occorre rafforzare i percorsi professionalizzanti delle assistenti famigliari (ben 114 mila nella nostra Regione /dati INPS/ fra colf e badanti); rendere più fruibile il sostegno economico alle famiglie bisognose di cura e soprattutto, attraverso gli incentivi per l’emersione dal lavoro nero, restituire la dignità alle lavoratrici, quasi esclusivamente immigrate. La loro condizione è spesso aggravata dal difficile vissuto delle loro famiglie abbandonate nei paesi d’origine e in particolare dei loro figli privati della figura materna.

  1. Aumento della Povertà.
  • Nel Lazio, dove il 7,3% della popolazione si trova in grave deprivazione materiale e una persona su quattro è esposta a rischio povertà o esclusione sociale, le situazioni più pesanti vivono le famiglie con più figli minori, i nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un occupazione o monoreddito e le nuove generazioni.

Il contrasto alla povertà deve andare oltre il Reddito di Inclusione puntando sulla presa in carico vera degli esclusi, basata sui percorsi di inserimento lavorativo, sulla formazione, l’istruzione ed il sostegno all’abitare. I primi accordi sul SIA, sviluppati dalle nostre strutture provinciali con i distretti socio sanitari vanno proprio in questa direzione.

PER LE PARI OPPORTUNITA’ pensiamo sia indispensabile continuare a valorizzare il portato della cultura femminile ai diversi livelli del vivere sociale, lavorativo ed organizzativo. La sensibilità ed il saper fare delle donne servono come modelli innovativi nei rapporti sociali, nei comportamenti e contro ogni forma di discriminazione e violenza, a partire dai luoghi di lavoro e in particolare nei loro confronti e nei confronti dei minori.

L’occupazione femminile, infine, resta per noi una precondizione fondamentale per affrancare le donne dalla violenza perché la donna che non lavora oltre a subire la violenza diretta deve sottostare anche ad un’altra forma di violenza, quella della mancanza dei mezzi di sussistenza necessari per venir fuori da un circolo vizioso.

L’accordo con l’Unindustria sulla violenza e molestie nei luoghi di lavoro, che siamo prossimi a sottoscrivere, con la sua massima divulgazione diventa un ulteriore strumento utile alla battaglia contro ogni forma di prevaricazione e sopruso.

PER IL LAVORO DELLE DONNE: come Cisl, sosteniamo da sempre che il lavoro delle donne è generatore di altro lavoro (es. servizi), protegge la famiglia dal rischio povertà, assicurando il benessere della stessa e in particolare ai minori. In questo senso diventa obiettivo prioritario non solo incentivare l’accesso delle donne al mercato del lavoro ma favorirne, considerati i fattori che la ostacolano, la permanenza.

Come Coordinamento Donne riteniamo indispensabile il riordino degli incentivi europei, nazionali e territoriali finalizzati al sostegno dell’occupazione femminile, promozione di strumenti e modalità di monitoraggio per il controllo dei risultati senza i quali diventa difficile esprimere una valutazione sulle ricadute reali delle misure adottate. (Come quelle di “Jobs Act”).

Per evitare l’espulsione delle lavoratrici dal mercato del lavoro, resta prioritario un maggiore sviluppo della conciliazione tra vita e lavoro, anche attraverso la maggiore condivisione e la promozione di una cultura di impresa dove prevalga l’idea che l’adozione dei piani di welfare aziendale conviene ai lavoratori, alle lavoratrici e alla stessa impresa in termini di fidelizzazione del personale, incremento ed efficienza del circuito produttivo.

Il Coordinamento Donne ritiene opportuna la costituzione di un Osservatorio fra sistema di welfare aziendale e il sistema di servizi sociali regionali per sviluppare le sinergie mirate a favorire l’integrazione di un welfare a misura dei bisogni delle persone.

Il Coordinamento può diventare cosi un laboratorio di raccolta e monitoraggio dei contratti di secondo livello e di welfare contrattuale, costruendo un compendium di buone prassi su conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (congedo obbligatorio per i padri e voucher di sostegno alla genitorialità, congedo a ore, congedi indennizzati per le vittime di violenza 100% – periodo coperto dalla contribuzione figurativa Dlgs.148/15 – telelavoro, Smart Working etc.)

L’esperienza specifica della Fnp Donne Cisl Lazio sul lavoro di cura, basata sulla raccolta delle testimonianze reali di vita dalle famiglie di ogni angolo della nostra Regione, permetterà al Coordinamento di ampliare la lettura dei nuovi e vecchi bisogni per calibrare le idee progettuali più calzanti alle esigenze concrete. Ricorreremo alla collaborazione delle nostre associazioni di volontariato, per contribuire effettivamente ad alleggerire il pesante compito di accudire le persone non autosufficienti delle “caregiver”.

Lavoriamo già in rete. Insieme, forti delle nostre idee, alimentate dal vissuto nelle federazioni e nei territori, siamo pronte a continuare a svolgere il ruolo della palestra sindacale al femminile, fonte di supporto e di sostegno alla Cisl del Lazio. Tutta.