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Enrico Coppotelli intervistato da Cuore Economico “Formazione e nuovo approccio al credito contro la desertificazione bancaria”

Il segretario regionale di Cisl Lazio a CUOREEECONOMICO: “Credito e lavoratori bancari sono la chiave per una governance partecipata del Pnrr, unica soluzione per uscire dalla crisi. Non si può sempre rispondere che non ci sono risorse. Lazio maglia nera per i tassi di interesse sui mutui, imprese e famiglie soffrono. Investire su innovazione e competenze per far funzionare la nuova misura del Governo”

CUOREECONOMICO continua il viaggio nelle realtà italiane per indagare il fenomeno della desertificazione bancaria, dopo la recente indagine a cura di Fiba e First Cisl che ha evidenziato un quadro preoccupante in tutta Italia.

Dopo Umbria e Calabria, ne parliamo con Enrico Coppotelli, segretario regionale di Cisl Lazio.

In che modo il fenomeno della desertificazione bancaria sta colpendo il Lazio?

La desertificazione bancaria è nei numeri, nei dati, nei fatti e perfino nelle percezioni.

Il sistema creditizio del Lazio ha conosciuto un notevole ridimensionamento rilevabile da tutti gli indicatori di settore: il numero dei dipendenti impiegati, il numero di sportelli operativi sul territorio e dei principali aggregati monetari che ne descrivono l’attività. Il numero di dipendenti è sceso da 28.106 del 2011 a 24.546 del 2021.

Una perdita secca di 3.500 posti di lavoro e una chiusura di 800 sportelli bancari. E in questi ultimi due anni il trend è peggiorato. Desertificazione bancaria vuol dire che il sistema creditizio si ritira da quei territori e da quelle attività reputati maggiormente a rischio o comunque meno redditizi nell’intento di preservare il proprio conto economico.

I Comuni serviti da almeno uno sportello sono 219 su 378. Le conseguenze sono tante e tutte negative. Si eroga meno credito, soprattutto alle famiglie e ai piccoli e medi imprenditori, agli artigiani. Più in generale ai lavoratori.

E questo finisce con il peggiorare le singole situazioni. Soprattutto in un momento di grande difficoltà: poco lavoro, enorme precarietà, difficoltà a fronteggiare le singole situazioni.

Qualche mese fa, nel corso di un convegno, ho avuto modo di dire: è necessaria una maggiore conoscenza e condivisione delle politiche creditizie, al fine di poter meglio indirizzare gli impieghi destinati a imprese e famiglie, rilanciando l’economia del Lazio in modo sostenibile ed innovativo.

Una forma di partecipazione diffusa, da sempre cifra distintiva ed identificativa della Cisl. Dobbiamo guidare attraverso una governance partecipata il Pnrr, il sistema del Credito e i lavoratori bancari saranno il player basilare, ma occorre ridare centralità, umanizzazione e valorizzazione alle lavoratrici e lavoratori del settore.

Non ho cambiato idea, anzi. Ma devo registrare che su temi come il Pnrr e la governance partecipata non soltanto non ci sono state risposte, ma la situazione è peggiorata. Se ogni volta la risposta è che non ci sono le risorse, quando invertiremo la rotta?”.

La digitalizzazione è un processo ormai irreversibile anche su questo fronte ma l'italia è in ritardo perchè manca un piano di alfabetizzazione digitale. Quali soluzioni allora?

Negli anni della pandemia ci siamo resi conto tutti di quali possano essere le prospettive di una completa e decisa digitalizzazione. Vero: è un processo irreversibile. Ma l’Italia sconta evidenti ritardi. Troppe zone del Paese non ancora “coperte” e comunque non al passo. Un fattore che taglia le gambe al concetto stesso di competitività.

Poi la questione delle competenze. Voglio citare un interessante studio di Fortune del 2022: solo il 42 percento delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possedeva perlomeno competenze digitali di base (la media Ue è del 56 e l’obiettivo per il 2030 è arrivare all’80) e solo il 22 disponeva di competenze digitali superiori (31  in Europa).

Per rimettersi in carreggiata (e soprattutto rispettare gli accordi con Bruxelles), arrivano allora le linee guida del Piano 20-22 della Cassa Depositi e Prestiti.

Quattro assi. Dalla banda ultra larga alle torri del 5G fino ai data center per i servizi cloud. Lo sviluppo delle infrastrutture di connettività è la prima area di intervento di Cdp sulla digitalizzazione.

Si passa poi al supporto alla trasformazione digitale delle imprese, a quello per la pubblica amministrazione e al rafforzamento della sicurezza cibernetica, che ha recentemente assunto una rilevanza crescente su tutto il territorio”.

La posizione della Cisl Lazio è nota: per noi c’è anzitutto la necessità di una rapida digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, che in questo modo sarebbe più attrattiva ed efficiente.

Poi serve un forte investimento su scuola e formazione, perché la classe dirigente del futuro non può prescindere da questo. Non soltanto non esistono alternative, ma è necessario perché il mondo sta andando in quella direzione.

Velocemente. La soluzione è puntare sulle competenze, sulla formazione e sugli investimenti sulle cosiddette infrastrutture immateriali. Per “connettere” tutti i territori”.

La Fabi ha segnalato una prima parte dell'anno con le quote di rate non pagate che ha raggiunto 15 miliardi e la fuga dai mutui verso gli affitti che però si impennano a loro volta. Qual è la situazione nel Lazio?

Purtroppo nella nostra regione c’è la situazione peggiore. Come ha scritto Il Sole 24 Ore, la crisi della rata colpisce soprattutto Lombardia e Lazio con un ammontare delle rate non pagate superiore ai 2 miliardi.

Campania, Puglia e Basilicata, Sicilia e Veneto superano il miliardo, mentre Emilia Romagna, Piemonte, Valle D’Aosta e Toscana restano poco sotto questa cifra.

Più contenuto il valore delle somme non pagate nelle regioni più piccole come l’Umbria dove le rate non saldate ammontano a 226 milioni, la Liguria (361 milioni) e la Calabria (418 milioni). Tra le città, Roma è la realtà più penalizzata, con una contrazione di 5,1 miliardi. Il Lazio è “maglia nera” per il tasso medio dei mutui per comprare casa al 4,42 percento.

L’inflazione pesa tantissimo e l’aumento del costo del denaro sta provocando un rialzo significativo dei tassi di interesse su prestiti e mutui. Famiglie e imprese sono in enorme difficoltà e le banche pure. Si tratta di dinamiche sulle quali devono intervenire Bce, Unione Europea, Bankitalia e Governo.

Lo scenario probabile è che famiglie e imprese vadano ancora più in difficoltà gli istituti di credito non riescano a recuperare l’ammontare delle rate non versate”.

Con l’inizio di settembre è entrata in funzione la nuova misura  che sostituisce il rdc con annesso piano di formazione lavoro. Quali sono le prospettive per il Lazio? Cresceranno le sacche di povertà? Qual è il suo parere sulla misura?

E’ necessaria una premessa perché la Cisl Lazio su questo punto è in trincea da mesi. La nostra posizione, più volte esplicitata, è la seguente: la priorità non può non essere che quella di rafforzare servizi e risorse per le famiglie povere, le persone fragili, gli occupabili. E’ necessario un grande investimento sulle politiche attive, per accompagnare chi può lavorare da logiche di sussidio ad una occupazione dignitosa.

Il reddito di cittadinanza ha funzionato bene come misura di contrasto alla vera povertà, ma è stato un fallimento sulla partita della generazione di nuove opportunità di lavoro.

Per questo - abbiamo aggiunto - è irrinunciabile rilanciare i servizi per l’impiego collegandoli alle Agenzie per il lavoro, ma anche al sistema delle imprese, alla scuola e al territorio.

Esattamente quello che come Cisl Lazio stiamo facendo. Infatti abbiamo avviato un confronto già da qualche tempo con la Regione, con la Giunta Rocca e l’assessore Schiboni, per il potenziamento della rete regionale dei servizi per il lavoro e della formazione.

Questo fa un sindacato che vuole risolvere i problemi. A convogliare la rabbia ci vuole poco, ma non è quello che serve in questo momento nel nostro territorio.

Esattamente perché siamo consapevoli che snodi cruciali come i Centri per l’impiego vanno assolutamente potenziati sia in termini di presenza di personale che in termini di riorganizzazione ottimale dell’accoglienza dei disoccupati e qualità dell’assistenza erogata a chi cerca lavoro in un momento di transizione. Poi deve generare effetti positivi il programma GOL sul quale il confronto con la Regione Lazio è continuo.

Nel Lazio ci sono 120.826 nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza.

L’importo medio dell’assegno è di 569,03 euro al mese. Il fatto è che 71.251 famiglie, con l’entrata in vigore delle nuove norme, adesso perdono il sussidio. Come si risponde davanti ad uno scenario del genere?

Per la Cisl la sfida vera del nostro tempo è quella sulle competenze da un lato ed il rafforzamento delle misure di welfare sociale dall’altro. Sostegno, formazione continua, crescita delle competenze sono gli elementi che devono consentire di non lasciare nessuno indietro. Ricordando sempre che la persona va messa al centro.

Non possiamo dimenticare le tante emergenze che ci sono di questi tempi, anche e soprattutto nel Lazio: il lavoro povero, la precarietà diffusa, le criticità che riguardano il lavoro delle donne e dei giovani, la mancanza di occupazione stabile.

Servono altresì una nuova politica dei redditi, meno tasse sul mondo del lavoro, rinnovo dei contratti pubblici e privati, contrasto alla speculazione e controllo su prezzi e tariffe. La misura del “Supporto per la formazione e il lavoro” funzionerà se saprà coniugare ed applicare i principi sopra esposti.

Questo è il mio parere. Non so se aumenteranno nel breve periodo le sacche di povertà (scenario che non si può escludere), ma il punto è imprimere una svolta convinta e “virare” sulle politiche attive, sulla formazione e sulle competenze”.

Di Emanuele Lombardini
(Riproduzione riservata)