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ENRICO COPPOTELLI CISL LAZIO “PREOCCUPANTE LA PERDITA DI POPOLAZIONE GIOVANILE NEL LAZIO, DEVASTANTE LA SITUAZIONE NELLE PROVINCE.

Sempre meno giovani e sempre più lontani dal mondo del lavoro. E’ questa la situazione nel Lazio. Per nulla incoraggiante se pensiamo che tra il 2023 e il 2027 il mercato occupazionale del Paese richiederà circa 3 milioni di addetti che dovranno sostituire chi avrà maturato il diritto di andare in pensione.

La fotografia scattata dall’ufficio studi della Cgia di Mestre è impietosa.

Fra l’altro bisogna considerare anche il fenomeno dell’abbandono scolastico, allarmante anche nella nostra Regione.

Dal 2013 al 2023 la popolazione giovanile (15-34 anni) in Italia è scesa del 7,4%. Nel Lazio del 7%, facendo registrare un saldo negativo di 84.868 unità. Il calo più vistoso si è registrato in provincia di Frosinone, con un -19% (-21.975 persone). Poi Viterbo, con un -14,1% (-9.588). A Rieti un -12% (-4.106). A Latina -9,6% (-12.499). Infine Roma, dove il calo è stato più contenuto: -4,2% (-36.820).

Più volte la Cisl Lazio, commenta il Segretario Generale Enrico Coppotelli, ha sollevato il problema dei giovani. Ai ragazzi che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro vengono offerte (nella migliore delle ipotesi) soluzioni di precariato, a tempo determinato e con salari assolutamente insufficienti. Impossibile in queste condizioni pensare di progettare un futuro, di immaginare una famiglia, di pianificare l’acquisto di un’abitazione. Il punto è questo, specialmente nelle province del Lazio. La perdita di giovani è assai preoccupante perché taglia le gambe ad una visione di prospettiva.

Abbiamo spesso sollevato l’argomento senza però riscontrare da parte delle istituzioni quell’attenzione necessaria. Continueremo a farlo.

Meno residenti e meno giovani implica anche una diminuzione della platea dei contribuenti.

Nel Lazio, occorre investire di più sull’importanza della scuola, della formazione, del raccordo di tutto questo con il mondo del lavoro. Abbiamo sollevato il tema reale della pandemia delle povertà, sempre più estesa. Tante famiglie non arrivano a fine mese con uno stipendio ed tanto altre non possono contare nemmeno su quello.

Se non si rimette sul serio la persona al centro sarà inutile continuare a parlare di rilancio e di sviluppo ed è inutile sottolineare come la linfa sia rappresentata dai giovani.